MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA
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FORMAZIONE
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi 2010-01-02San Demetrio, vandalizzate le case. Slitta la consegna I malviventi hanno rubato televisori e messo a soqquadro buona parte dell'arredamento delle 46 casette pronte per essere consegnate ai terremotati. Furioso il sindaco Silvano Cappelli: "Un fatto grave che offende la popolazione terremotata" L'AQUILA - "Ho dentro di me solo una speranza: che anche l'Epifania arrivi presto, e che come dice il proverbio tutte le feste se le porti via. Non ce la faccio più a fare festa con dentro una tristezza che mi spacca il cuore". Il Capodanno del silenzio con l'incubo dello sfratto |
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 40° Anniversario - UPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..
Il Mio Pensiero:
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it2010-01-04 San Demetrio, vandalizzate le case. Slitta la consegna I malviventi hanno rubato televisori e messo a soqquadro buona parte dell'arredamento delle 46 casette pronte per essere consegnate ai terremotati. Furioso il sindaco Silvano Cappelli: "Un fatto grave che offende la popolazione terremotata" di Giampiero Giancarli SAN DEMETRIO NEI VESTINI. Scorribanda dei vandali tra i moduli abitativi provvisori pronti per la consegna a San Demetrio nei Vestini dove sono spariti anche dei televisori. "Un atto gravissimo", afferma il sindaco del paese, Silvano Cappelli, "ai danni delle famiglie che da mesi attendono gli alloggi". Intanto squadra mobile e carabinieri hanno avviato le indagini e sono stati rafforzati dei controlli. IL FATTO. In primo luogo sono stati presi di mira, due notti fa, i 46 Map del lotto "Subequana", all’ingresso del paese, di fronte alla chiesa di San Demetrio Martire. In tre casette sono stati forzati i portoncini di ingresso. Ma soprattutto sono stati tranciati completamente i cavi delle reti di servizio di luce, acqua e gas. Ma, secondo quanto trapelato ieri, nei giorni scorsi sono scomparsi anche alcuni televisori di marca giapponese, una decina, nella frazione di Cardamone dono vi sono altri moduli abitativi. E, inoltre, ci sono stati dei furti di televisori anche a Fontecchio. LE INDAGINI. La polizia e i militari della locale stazione, mobile stanno cercando di arrivare ai responsabili dei furti anche per capire se ci sono correlazioni tra i furti e gli atti vandalici o se si tratta di mani diverse. Il panorama è ancora nebuloso. Ma un aspetto sorprendente è che i televisori scomparsi a Cardamone non sono la conseguenza di effrazioni alle serrature e ingresso nei Map. Sembra verosimile, invece, che i ladri si siano introdotti quando le abitazioni erano aperte, cosa possibile, secondo chi lavorà lì, o che qualcuno sia riuscito a procurarsi le chiavi. Ieri pomeriggio, comunque, per evitare altri furti, al momento della chiusura del cantiere si è provveduto a verificare se ci fossero elettrodomestici dentro le casette ancora da assegnare. La polizia, comunque, già da qualche giorno ha effettuato dei sopralluoghi e interrogatori. Al vaglio diverse ipotesi: ad effettuare i furti a San Demetrio potrebbe essere una banda di extracomunitari, che ha colpito anche a Fontecchio, ma potrebbe trattarsi anche di puri atti di vandalismo finalizzati a creare ritardi nella consegna dei Map. Si sta verificando anche se tra il numeroso personale in servizio nei vari cantieri si sia anche qualche "intruso".
I CONTROLLI. Le forze dell’ordine, e non solo a San Demetrio, stazionano di frequente nei cantieri del progetto case o Map al fine di scongiurare atti vandalici e i furti di mobili ed elettrodomestici negli alloggi che, essendo già arredati, sono vicini alla consegna. Tuttavia, per stessa ammissione degli investigatori, è impossibile essere presenti ovunque con buon gioco per i malviventi. Del resto la sorveglianza non è soltanto riservata ai cantieri aperti ma ci sono da tenere sotto osservazione, nei vari siti, anche delle abitazioni arredate e già assegnate ma ad oggi non ancora abitate dagli assegnatari per le ragioni più svariate. Tutto questo a fronte di un territorio estremanente esteso. IL SINDACO. Il sindaco di San Demetrio, Silvano Cappelli, è furioso e preoccupato. "Se qualcuno pensa di fare uno sgarro all’a mministrazione vestina", dice, "si sbaglia. Simili azioni indegne, lo ripeto, ricadono solo sui cittadini, che hanno la necessità di un nuovo alloggio. Stiamo procedendo alle opportune verifiche", aggiunge Cappelli, "la macchina comunale non si fermerà di fronte a simili episodi. Sostituiremo i portoncini danneggiati e provvederemo a cambiare le serrature di tutte le abitazioni, che verranno consegnate domani 5 gennaio. I furti non hanno fatto slittare la consegna. Serve solo il tempo necessario per portare a termine i rilievi e porre riparo ai danni". "Proprio domani consegneremo" entra nei dettagli il primo cittadini "i 46 moduli abitativi provvisori della Subequana ad altrettante famiglie" e il 9 gennaio sarà la volta della frazione di Cardamone, dove è in fase di completamento il lotto di altre 49 abitazioni". A seguire, verranno consegnate le casette di contrada Tatozzi, in tutto una quarantina: i beneficiari riceveranno le chiavi entro fine mese. Più lunga l’attesa per Collarano, dove sono in costruzione 49 casette. "Abbiamo consegnato i lavori", dice il sindaco, "nell’area di riserva che ospiterà, oltre agli abitanti di Collarano che hanno la casa inagibile, anche altri nuclei familiari rientrati in graduatoria dopo la seconda verifica sulle abitazioni E ed F". Dalla prima verifica post-terremoto le case inagibili risultavano 173, contro le 213 della seconda verifica richiesta dai proprietari. A ruota, sono state consegnate le casette situate dietro all’istituto comprensivo di San Demetrio, al centro del paese. "Daremo a tutti una casa", conclude Cappelli. PROTEZIONE CIVILE. "Danni minimi" agli chalet di San Demetrio che saranno consegnati martedì 5 gennaio come previsto". Lo afferma il Dipartimento della Protezione civile, a proposito degli atti commessi ai danni delle abitazioni prefabbricate destinate ai terremotati abruzzesi. "Anche nel caso di San Demetrio", prosegue il comunicato del Dipartimento della Protezione civile, "nonostante più organi di informazione denuncino un ritardo nella consegna dei moduli abitativi provvisori proprio a causa del tentativo di scasso, non ci sarà nessun cambiamento di programma. Gli chalet di legno saranno consegnati come previsto nella giornata di martedì 5 gennaio, continuando così ad essere rispettato il programma di tutte le opere destinate a rendere il meno disagevole possibile il periodo che gli aquilani dovranno trascorrere in alloggi provvisori peraltro più decorosi di quanto sia mai accaduto in passato in situazioni analoghe, in attesa della ricostruzione delle loro abitazioni distrutte oppure danneggiate dal terremoto". ALTRI FURTI. Nonostante i controlli, comunque, non sono mancati in passato piccoli furti nei cantieri. Sono spariti attrezzi da lavoro, ferro, e trapani elettrici, materiale da costruzione. La maggioranza di questi furti, pochi dei quali sono stati denunciati, è stata commessa durante la pausa pranzo oppure durante la notte. (04 gennaio 2010)
2010-01-02 Il Capodanno del silenzio con l'incubo dello sfratto La fiaccolata all'Aquila L'AQUILA - "Ho dentro di me solo una speranza: che anche l'Epifania arrivi presto, e che come dice il proverbio tutte le feste se le porti via. Non ce la faccio più a fare festa con dentro una tristezza che mi spacca il cuore". Rita, la mamma di Cristina e Fabiana, è all'hotel Canadian e la stanza è piena delle risate di Asia e Crystal, le nipotine. "Le feste sono terribili. Non fai altro che pensare all'altro Natale, all'altro Capodanno... Ti ricordi ogni minuto. L'anno scorso, il 31 dicembre, avevo le nipotine a casa mia. Prima di mezzanotte, si andava tutti sul balcone a guardare gli scoppi dei botti ed i fuochi artificiali. Era una grande famiglia, il mio quartiere. Ci si conosceva, ci si salutava da un balcone all'altro, e non solo a Capodanno ma tutti i giorni, per augurare il buongiorno o la buonasera. Era bello, guardare i botti di Capodanno. Si sentiva che l'Aquila era viva. Poi rientravo in casa, mettevo a letto le bambine e mi mettevo a preparare il brodo, per il pranzo con le figlie, i generi, le nipotine... Quest'anno, poco prima di mezzanotte, quando nel salone dell'hotel è cominciato il conto alla rovescia, mia nipotina Asia mi ha chiesto: quattro, tre, due, uno... cosa vuol dire? Perché si fa festa? Per fortuna non c'è stato nessun botto. Solo coriandoli, li ho lanciati anch'io, per fare contente le nipotine. Ma proprio non ce la faccio più, a fare finta di essere felice. I titolari del nostro albergo, il Canadian, sono stati davvero bravi. Hanno organizzato il cenone, ci hanno consegnato anche un biglietto di auguri con scritto: "Nel ringraziare la gentile clientela ormai diventata una grande famiglia, auguri di Buon Anno nuovo e che sia migliore del precedente". Hanno chiamato anche un gruppo di cantanti napoletani, che venivano all'hotel anche negli anni scorsi, per il cenone. Conoscevano bene l'Aquila ma non l'avevano più vista dopo il terremoto. Li ho sentiti fuori dall'albergo, durante una pausa. "Ma questa povera gente - dicevano - come fa a fare festa?"". E' stato il capodanno del silenzio, quello dell'Aquila. Cristina e Fabiana hanno partecipato alla marcia della pace, da piazza Duomo a piazza d'Armi - qui c'era la grande tendopoli dove la famiglia Milani ha vissuto fino alla fine di settembre - passando davanti alla Casa dello studente. "Era difficile - dice Cristina - tenere le fiaccole accese, con tutta quella pioggia. Ma era giusto esserci, non era possibile fare finta che questo fosse un Capodanno come gli altri. Ho trovato qualche amico che voleva accendere qualche petardo perché, diceva, "bisogna farlo scoppiare, questo anno maledetto". Ma siamo rimasti in silenzio, sotto l'acqua, a ricordare gli aquilani che non ci sono più". Maila, la figlia di Fabiana, il 30 dicembre ha compiuto 14 anni e la notte di Capodanno, per la prima volta, è andata a un veglione con le sue amiche, sotto un tendone da circo. La mamma e la zia l'hanno accompagnata. Poi le due sorelle sono poi salite a Collemaggio, dove sotto un tensostruttura era stato organizzato il "Capodanno degli aquilani". Uno striscione in un angolo, che spiegava tutto: "2010, riprendiamoci la città". "Siamo rimaste lì per qualche ora, a parlare con i ragazzi e le altre persone dei comitati, che vogliono che la nostra città sia ricostruita come prima. Abbiamo anche ballato e fatto qualche brindisi, alla nostra città. Tutto è finito alle 3.32, l'ora del terremoto. Un minuto di silenzio per ricordare gli amci che non ci sono più, poi il ritorno. Fabiana a casa sua, io in una stanza di albergo. Quando ti trovi lì, fra i muri che non sono i tuoi, ti torna dentro la tristezza. Poi, in testa, un pensiero: il 2009 è finito, è finito, è finito. E' importante, che sia finito. Forse possiamo ricominciare a sperare".
Incubo sfratto dalle nuove case Sono nelle nuove Case antisismiche, perché i loro appartamenti erano stati classificati "E", gravemente danneggiati. Poi, senza nessun intervento, gli appartamenti sono tornati "A", completamente agibili. E così le famiglie dei civici 10 e 11 di via Verzieri, a Preturo, un mese fa hanno ricevuto l'ordine di lasciare le Case antisismiche. Ma proprio durante le feste, nelle stesse ore in cui doveva arrivare lo sfratto, è giunta invece la notizia che i palazzi dovevano essere sgomberati non a causa del terremoto ma perché era stata rilevata una percentuale troppo bassa di cemento. Ma era solo il primo tempo di un film che non vuole finire. La Protezione civile ha chiesto infatti la revoca dell'ordinanza di sgombero, che dovrebbe essere firmata dal sindaco Massimo Cialente. Questa la lettera inviata da dieci famiglie di Preturo al primo cittadino. Lettera aperta Al sindaco dell'Aquila dagli inquilini di via Verzieri (Preturo) "Le nostre case prima erano terremotate e ora sono 'sicure': il sindaco non deve firmare la revoca dello sgombero". "Egregio signor Sindaco, siamo gli inquilini dei civici 10 e 11 di via Verzieri a Preturo. Sappiamo che Lei in queste ore sta decidendo se apporre o no la firma sulla revoca dell'ordinanza di sgombero delle nostre abitazioni terremotate e sappiamo che ha davanti a sé le relazioni degli specialisti della Protezione Civile e dell'Ater. Così abbiamo pensato di farLe arrivare anche una nostra relazione, sperando che possa avere un peso sulla Sua decisione. Anche noi, signor Sindaco, siamo terremotati come Lei, anche noi abbiamo sofferto e continuiamo a soffrire per la nostra città proprio come Lei. Quando ci dissero che la nostra casa era stata classificata "E" abbiamo pianto, perché amiamo la nostra casa. Ma ci siamo adoperati per avere un tetto e finalmente siamo entrati negli alloggi del progetto C. A. S. E.. Poi ci è arrivata la notizia che le nostre abitazioni erano state riclassificate "A", senza che qualcuno avesse fatto controlli più approfonditi, come richiesto dalla prima verifica. Ci siamo ribellati e abbiamo chiamato in causa gli organi competenti perché facessero luce sulla storia e abbiamo ottenuto una perizia più idonea. Nel frattempo avremmo dovuto lasciare le nuove case, ma abbiamo aspettato i risultati, che sono arrivati proprio il giorno prima che il Comune ci spedisse la lettera di sfratto dai nuovi moduli abitativi, che non è arrivata, fortunatamente sostituita invece da una notifica di ordinanza di sgombero dalle vecchie case. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo, che però è durato solo mezza giornata. Poi la notizia: Il sindaco sta per firmare la revoca dello sgombero, perché la relazione della Protezione civile sulle case di via Verzieri dice che anche se al di sotto della norma le condizioni di sicurezza sono tutto sommato soddisfacenti e quindi possiamo rientrare a casa. Abbiamo chiamato allora gli specialisti dell'Ater che ci hanno confermato che i risultati della perizia sulla struttura sono molto, troppo al di sotto delle norme di sicurezza. Non sappiamo cosa fare. Siamo pronti a tornare nelle nostre case quando verranno ristrutturate e rese sicure, ma questo non si otterrà solo cambiando una "E" in una "A". Nel frattempo chiediamo di restare nei moduli abitativi del progetto C. A. S. E. che ci sono stati assegnati e per questo le chiediamo, signor Sindaco, di non firmare quella revoca. Non vorremmo ritrovarci con lo sfratto da una parte e la paura dall'altra di essere obbligati a rientrare dentro abitazioni pericolose. (1 gennaio 2010)
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